Fronte del Porco
 
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Quando le casse piangono
di Giovanni Grasso
Sezione di Anatomia ed Istologia del Dipartimento di Scienze Biomediche Università di Siena

L'Università italiana sta attraversando un momento difficile. La grave situazione finanziaria degli Atenei impone, da alcuni anni, un'effettiva razionalizzazione ed ottimizzazione delle risorse umane e materiali esistenti ed una adeguata capacità di programmazione e di sviluppo. Così non è stato, causa l'uso improprio dell'autonomia, l'esistenza di strutture dispendiose e inefficienti, la moltiplicazione dei corsi di studio - in alcuni casi scarsamente motivati -, l'esautoramento degli organi di governo e di controllo per le troppe decisioni di vertice, ecc.
Nell'Ateneo senese sta per cominciare l'ultimo anno di rettorato (circa 12 anni!) del professor Tosi ed entro il prossimo maggio verrà eletto il nuovo Rettore, che concluderà il proprio mandato il 31 ottobre 2009. È quindi tempo di bilanci, anche per la nostra sede.
Il 10 dicembre 2001, a causa della difficile situazione finanziaria, il Senato accademico dell'Università di Siena ha approvato una manovra che dispone il riassorbimento delle risorse corrispondenti ai posti di 227 docenti, in pratica di tutti coloro che andranno in pensione entro il 2012.È una manovra pesante che ipoteca l'attività programmatoria dei prossimi due Rettori. L'anno successivo il Rettore Tosi ha poi annunciato l'adozione di drastici risparmi di gestione, invitando "tutte le componenti del Senato accademico a farsi carico della grave situazione finanziaria, limitando il più possibile le richieste di interventi edilizi, arredi, stipula di contratti per risorse umane, ecc. "Infine ha auspicato (sic)" che negli assestamenti di bilancio si possano recuperare risorse per la ricerca e per il mantenimento dei posti di lavoro". Ex nihilo nihil, pur apprezzando le intenzioni e l'augurio, è difficile comprendere, dopo aver grattato il barile, dove possano essere recuperate queste risorse.
In questo contesto è nata un'iniziativa che rischia, se non viene immediatamente disciplinata, di dissestare definitivamente l'attività del nostro Ateneo anziché di giovare: mi riferisco alla possibilità di ricorrere a fondi esterni per attivare nuovi ruoli di docente. L'iniziativa ha, nelle intenzioni, un duplice obiettivo: reperire nuove risorse e aggirare il vincolo delle finanziarie governative, in base alle quali le spese fisse e obbligatorie per il personale di ruolo delle università statali non possono eccedere il 90 per cento di quanto lo Stato trasferisce sul fondo di finanziamento ordinario. È evidente che, all'inizio, i fondi esterni, con i quali vengono attivati ruoli di personale docente, non incidono sul vincolo. Ma una volta cessati i finanziamenti esterni, la spesa per i ruoli tornerà a gravare sul limite del 90 per cento e, contestualmente, sarà necessario riassorbire nuove risorse. Quali risorse? Evidentemente quelle successive al 2012, perché le precedenti sono già state utilizzate. Si andrebbero così a ledere gli interessi di nuovi colleghi e di altre discipline e a ipotecare anche l'attività del terzo Rettore, quello del quadriennio 2014-2017.
Tutto questo evidenzia la necessità che la materia venga regolamentata: e tanto per cominciare, è necessario che i soggetti pubblici e privati interessati ad istituire nuovi posti di professore e ricercatore universitari si impegnino almeno per 10 anni. Purtroppo, a due anni dall'attivazione dei primi ruoli con finanziamenti esterni, l'Università senese, diversamente da altri atenei, non ha ancora regolamentato la materia, lasciandola nell'anarchia più completa.
Infatti sono già stati attivati, in modo irregolare, una trentina di nuovi posti di docente, molti dei quali svincolati dalla necessaria programmazione didattica di Facoltà e di Ateneo. Per essi mancano, inoltre, le deliberazioni del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione, relative alla stipula di una convenzione tra l'Università e i soggetti che propongono il finanziamento. Molto spesso non è precisato il numero di annualità del contributo e mancano le adeguate fideiussioni bancarie e/o assicurative a garanzia dell'adempimento delle obbligazioni assunte dal soggetto finanziatore. Non viene indicata (e qui nascono i problemi!) l'esistenza dei punti di budget disponibili/utilizzabili e le discipline che verranno penalizzate per la copertura totale dei posti di ruolo al termine del finanziamento esterno. In qualche caso non è indicato l'ente erogatore del finanziamento, in altri casi è indicato un ente che non ha titolo a stipulare una convenzione, in altri ancora vengono usati fondi che non sono destinabili ad attivare posti di ruolo.
In assenza di un regolamento che disciplini i criteri e le procedure per attivare nuovi ruoli di docente con fondi esterni, l'iniziativa, piuttosto che una risorsa per l'Ateneo, rischia di renderne caotica l'amministrazione, favorire le clientele e gli imbrogli, e di danneggiare discipline essenziali. C'è anche chi pretende di scaricare sulle Facoltà la copertura totale di un posto (circa 45 annualità), attivato con fondi esterni che coprono un solo anno di stipendio; questo scavalcando ogni forma di programmazione e danneggiando quelle discipline che, per caratteristiche intrinseche, si trovano nella impossibilità di comprarsi i ruoli.
Stupisce che un Ateneo così illuminato - a quanto si legge sulla stampa - e che ha la fortuna di godere, a differenza di altre sedi, delle sostanziose elargizioni del Monte dei Paschi e della Fondazione Monte dei Paschi, mostri di essere di fronte a questa novità affatto inefficiente e impreparato. È una novità che cambia profondamente la vita dell'Ateneo e i rapporti fra le varie discipline. Non si può lasciare ai prossimi Rettori un'eredità così pesante.